sabato 31 maggio 2008

Foto un po' così...come dire...all'americana!





































Lo zoo di S. Louis.

Premetto che sono entrata allo zoo solo perchè era gratis...odio vedere animali in gabbia. Come se non bastasse, la Bidri è stata così gentile da dirmi che gli animali sono sedati.
Povere twighe in gabbia...
Questa foto esprime il mio disappunto e la mia massima solidarietà a sorelle twighe.

Chicago!











Il lungo lago e il meritato riposo











giovedì 29 maggio 2008

Ricordi...

Era uno di questi giorni di meta' primavera.
Non ci parlavamo da un anno.
Ti ho visto in fondo alla chiesa, dopo la messa delle 10,30.
Per la prima volta dopo un anno ci siamo guardati negli occhi. E sei uscito.
Ma questa volta mi hai aspettato.
Ci siamo seduti davanti alle scuole elementari. E mi hai sorriso.
Ho capito che il silenzio era finito. Ho pianto, hai pianto anche tu. E ci siamo abbracciati.
E abbiamo parlato fino alle 13,30...mia mamma quasi chiama la protezione civile.
Da quel giorno e' ricominciato tutto. Anzi, forse dovrei dire che da quel giorno e' cominciato tutto. Perche' non ero piu' dietro di te, ma accanto a te.
Non leggerai mai queste parole perche' non sei cosi' tecnologico.
Ma sono certa che anche tu in questi giorni ripenserai a quel giorno.

Non ci posso credere!

Come mai la mia amica Bidri, compagna di tanti campeggi e di anni in oratorio, non conosceva questa song?
Trasferirsi negli USA non e' sempre una buona idea...

Elogio di una kanga


La kanga e' un semplice pezzo di stoffa che le donne africane usano come vestito...Ogni kanga ha una frase, con un significato che puo' essere piu' o meno impegnativo.

Io l'ho sempre chiamata kanga perche' nei paesi in cui sono stata questa era la parola swahili che la indicava; pero' so che esiste in quasi tutti i paesi africani, con nomi diversi.
Io ho 4 kanghe che mi sono state regalate dalle suore o da donne che sono diventate amiche. Ho regalato pochissime kanghe (o cose fatte con le kanghe) a persone che sapevo ne avrebbero compreso il significato enorme seppur si trattasse di un semplice pezzo di stoffa.

La mia kanga blu viaggia sempre con me e si rivela sempre una compagna fedele.
Lei e' maglia nelle sere d'estate quando ad un certa ora l'aria si fa fresca;
Lei e' stata coperta da stendere sul prato per prendere il sole;
Lei e' stata lenzuolo fresco per il piccolo Emanuele;
Lei e' stata tovaglia da messa;
Lei e' stata ombrello:
Lei e' stata coperta sull'aereo;
Lei e' stata asciugamano un giorno che ho fatto il bagno nel torrente e non avevo dietro il cambio;
Lei e' stata coprispalle nella chiesa di Taize';
Lei e' stata sfondo per un presepe;
Lei e' stata gonna una volta che al mercato di Iringa avevo i pantaloni troppo corti (mah...);
Lei e' stata burka una volta che facevo la cretina con Elisa;
Lei e' stata anche ad un matrimonio dove gli sposi sono passati sotto a kanghe svolazzanti;
Lei e' una certezza nella sua semplicita' e nel suo ricordarmi in ogni momento l'Africa.

mercoledì 28 maggio 2008

What i learnt.

I' m stuffed like a pig.
Ehm... I mean...
Restrooms.
Instead of war, invest on people.
This is a fucking country of democracy.
Stick a fork in me: I'm done!
Laundry.
Squirrel.
Hey guys!
Please, your signature!
Purchase.
Clearance.
No mushrooms, please!
No chico/a!
I love you to death
Me muero de amor para ti.
Queste margheritttte sono molto bellle!
If you want to become a trained killer, you 've to figure it out on your own.
The receipt is in the bag.
No ice, please.
Chocolate shake.
Deskbell.
Loop.
Downtown.
Whom will you vote for?
BARAK OBAMA FOR PRESIDENT!!!!!!!!!!!
Rag-o-bama!
Ahead.

ROM


Cara signora,
ho visto questa mattina, sulle prime pagine di molti quotidiani, una foto che La ritrae.
Accovacciata su un furgoncino aperto, scassato, uno scialle attorno alla testa.
Dietro di Lei si intravedono due bambine, una più grande, con gli occhi sbarrati, spaventati,
e l´altra, piccola, che ha invece gli occhi chiusi: immagino le sue due figlie. Accanto
a Lei la figura di un uomo, di spalle: suo marito, presumo. Nel suo volto, signora,
si legge un´espressione di imbarazzo misto a rassegnazione.
Vi stanno portando via da Ponticelli, zona orientale di Napoli, dove il campo
in cui abitavate è stato incendiato.
Sul retro di quel furgoncino male in arnese - reti da materasso a fare
da sponda - una scritta: "ferrovecchi".
Le scrivo, cara signora, per chiederLe scusa. Conosco il suo popolo, le sue storie.
Proprio di recente, nei dintorni di Torino, ho incontrato una vostra comunità: quanta sofferenza,
ma anche quanta umanità e dignità in quei volti.
Nel nostro Paese si parla tanto, da anni ormai, di sicurezza.
È un´esigenza sacrosanta, la sicurezza. Il bisogno di sicurezza ce lo abbiamo tutti,
è trasversale, appartiene a ogni essere umano, a ogni comunità, a ogni popolo. È il bisogno
di sentirci rispettati, protetti, amati. Il bisogno di vivere in pace, di incontrare disponibilità
e collaborazione nel nostro prossimo. Per tutelare questo bisogno ogni comunità, anche la vostra,
ha deciso di dotarsi di una serie di regole. Ha stabilito dei patti di convivenza, deciso
quello che era lecito fare e quello che non era lecito, perché danneggiava questo bene comune
nel quale ognuno poteva riconoscersi. Chi trasgrediva la regola veniva punito, a volte
con la perdita della libertà. Ma anche quella punizione, la peggiore per un uomo - essendo
la libertà il bene più prezioso, e voi da popolo nomade lo sapete bene - doveva servire
per reintegrare nella comunità, per riaccogliere. Il segno della civiltà è anche quello di una giustizia
che punisce il trasgressore non per vendicarsi ma per accompagnarlo, attraverso la pena,
a un cambiamento, a una crescita, a una presa di coscienza.
Da molto tempo questa concezione della sicurezza sta franando. Sta franando di fronte a
lle paure della gente. Paure provocate dall´insicurezza economica - che riguarda un numero
sempre maggiore di persone - e dalla presenza nelle nostre città di volti e storie che
l´insicurezza economica la vivono già tragicamente come povertà e sradicamento, e che hanno
dovuto lasciare i loro paesi proprio nella speranza di una vita migliore.
Cercherò, cara signora, di spiegarmi con un´immagine. È come se ci sentissimo tutti su una nave
in balia delle onde, e sapendo che il numero delle scialuppe è limitato, il rischio di affondare
ci fa percepire il nostro prossimo come un concorrente, uno che potrebbe salvarsi
al nostro posto. La reazione è allora di scacciare dalla nave quelli considerati "di troppo",
e pazienza se sono quasi sempre i più vulnerabili. La logica del capro espiatorio - alimentata
anche da un uso irresponsabile di parole e immagini, da un´informazione a volte pronta
a fomentare odi e paure - funziona così. Ci si accanisce su chi sta sotto di noi, su chi è più indifeso,
senza capire che questa è una logica suicida che potrebbe trasformare noi stessi un giorno in vittime.
Vivo con grande preoccupazione questo stato di cose. La storia ci ha insegnato che dalla legittima
persecuzione del reato si può facilmente passare, se viene meno la giustizia e la razionalità,
alla criminalizzazione del popolo, della condizione esistenziale, dell´idea: ebrei, omosessuali,
nomadi, dissidenti politici l´hanno provato sulla loro pelle.
Lo ripeto, non si tratta di "giustificare" il crimine, ma di avere il coraggio di riconoscere
che chi vive ai margini, senza opportunità, è più incline a commettere reati rispetto a chi invece è integrato.
E di non dimenticare quelle forme molto diffuse d´illegalità che non suscitano
uguale allarme sociale perché "depenalizzate" nelle coscienze di chi le pratica, frutto di un
individualismo insofferente ormai a regole e limiti di sorta. Infine di fare attenzione
a tutti gli interessi in gioco: la lotta al crimine, quando scivola nella demagogia e nella semplificazione,
in certi territori può trovare sostenitori perfino in esponenti della criminalità organizzata,
che distolgono così l´attenzione delle forze dell´ordine e continuano più indisturbati nei loro affari.
Vorrei però anche darLe un segno di speranza. Mi creda, sono tante le persone che ogni giorno,
nel "sociale", nella politica, nella amministrazione delle città, si sporcano le mani.
Tanti i gruppi e le associazioni che con fatica e determinazione cercano di dimostrare che
un´altra sicurezza è possibile. Che dove si costruisce accoglienza, dove le persone si
sentono riconosciute, per ciò stesso vogliono assumersi doveri e responsabilità,
vogliono partecipare da cittadini alla vita comune.
La legalità, che è necessaria, deve fondarsi sulla prossimità e sulla giustizia sociale.
Chiedere agli altri di rispettare una legge senza averli messi prima in condizione di diventare cittadini,
è prendere in giro gli altri e noi stessi. E il ventilato proposito di istituire
un "reato d´immigrazione clandestina" nasce proprio da questo mix di cinismo e ipocrisia:
invece di limitare la clandestinità la aumenterà, aumentando di conseguenza sofferenza,
tendenza a delinquere, paure.
Un´ultima cosa vorrei dirLe, cara signora. Mi auguro che questa foto che La ritrae insieme
ai Suoi cari possa scuotere almeno un po´ le nostre coscienze. Servire a guardarci dentro
e chiederci se davvero questa è la direzione in cui vogliamo andare. Stimolare quei
sentimenti di attenzione, sollecitudine, immedesimazione, che molti italiani, mi creda - anche
per essere stati figli e nipoti di migranti - continuano a nutrire.
La abbraccio, dovunque Lei sia in questo momento, con Suo marito e le Sue bambine. E mi permetto
di dirLe che lo faccio anche a nome dei tanti che credono e s´impegnano per un mondo
più giusto e più umano.

Don Luigi Ciotti
Presidente del «Gruppo Abele» e di «Libera - associazioni, nomi e numeri contro le mafie»

martedì 27 maggio 2008

Essere italiani all'estero.

"Guardate questo posto per esempio. Chi ha scritto che un aeroporto e' un "non luogo" non e' masi stato a Malpensa, a Linate o a Fiumicino; oppure c'e' stato, ma era troppo intento a evitare la gente che parla al cellulare e non guarda dove va.
Un aeroporto italiano e' violentemente italiano. Uno zoo con l'aria condizionata, dove le creature non mordono e il veleno e' solo in qualche commento. Bisogna saper interpretare i suoni e i segni: l'Italia e' un posto dove le cose stanno sempre per succedere. Di solito, sono cose insolite: la normalita', da noi, e' eccezionale. Ricordate The terminal? Se il film fosse stato ambientato qui a Malpensa, Tom Hanks non si sarebbe solo invaghito di Catherine Zeta-Jones, ma avrebbe fondato un partito, indetto un referendum, aperto un risotorante e organizzato una festa popolare.
Guardate la gioia infantile con cui la gente entra nei negozi, e l'abilita' con cui si inventa occupazioni per passare il tempo. Osservate la timidezza di fronte alle divise (qualunque divisa: dai piloti di passggio agli addetti alle pulizie).
L'autorita' ci mette a disagio da secoli, e per sconfiggerla disponiamo di un arsenale: la lusinga e l'idifferenza, la familiarita' e la complicita', l'apparente ostilita' e la finta ammirazione. Studiate la facce, quando si aprono le porte delgi arrivi internazionali. C'e' un impercettibile sollievo nell'aver superato i controlli di dogana. La quasi totalita' dei passeggeri, e' ovvio, non ha nulla da nascondere. Ma non importa: c'era una divisa e ora non c'e' piu'.
Guardate con quanto sollievo-anzi, affetto- osservano i bagagli recuperati sul nastro trasportatore: al momento del check-in non erano convinti che arrivassero a destinazione, e avevano tentato di tutto pur di portarli a bordo. Ascoltate le discussioni delle coppie, rese piu' acide dall'imbarazzo di trovarsi in pubblico (" Mario! Non avevi detto che li tenevi tu, i passaporti?"). Ammirate le famiglie tornate da un viaggio: i gesti, i rituali e i richiami - mamma chiede dov'e' figlio, papa' cerca il figlio, figlio risponde a papa', papa' avvisa mamma che nel frattempo e ' scomparsa- sono gli stessi che riempiono un albergo a New York e un mercato a Londra.
A Malpensa c'e' gia' il riassunto nazionale. Solo gli ingenui possono pensare che questa sia confusione. E' invece uno spettacolo: una forma di improvvisazione, interepretata da attori di talento. Nessuno pensa di essere una comparsa; tutti si sentono protagonisti, per quanto modesta sia la parte. Federico Fellini sarebbe stato un buon primo ministro, se avesse voluto. Occorre infatti un gran registra, per governare gli italiani."


B. Severgnini "La testa degli italiani"

lunedì 26 maggio 2008

San Filippo dal cielo sorridi


Sono via...e per la prima volta non potro' andare a Messa a Sanfi nel giorno di S. Filippo Neri.
E non potro' cantare l'inno che tanto mi fa sorridere.
Buona festa!

domenica 25 maggio 2008

L'oro blu...


Vi segnalo questo sito da leggere con MOOOLTA attenzione

www.imbrocchiamola.org
Discorso di Robert Kennedy, 18 marzo 1968, Università del Kansas:

"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell´ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell´indice Dow-Jones, né i successi del paese sulla base del prodotto nazionale lordo (PIL).
Il PIL comprende anche l´inquinamento dell´aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l´intelligenza del nostro dibattere o l´onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell´equità nei rapporti fra di noi. Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta. Può dirci tutto sull´America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere Americani."

venerdì 23 maggio 2008

From America

Mi chiedono di aggiornare il blog...ma qui in America ho molto da fare, ne'!!!

Allora, vorrei mettere delle foto, ma ho dimenticato a casa il cavetto per collegare la macchina fotografica al computer...quindi magari piu' tardi escogitero' qualcosa.

Io e la mia amica Bidri, siamo state due giorni e mezzo a Chicago.
Che dire...io e la mia amica Bidri ci siamo divertite da matti...abbiamo visto un sacco di cose e macinato non so quanti km a piedi.
Stavamo in un albergo in pieno centro...un albergo tipo quello di Pretty woman...Con l'omino che ti carica le valigie tutte uguali sul carellino e te le porta in camera. Solo che io e la mia amica Bidri non avevamo le valigie tutte uguali: io possedevo un zaino Eastpack rosa (bianco!) con la cerniera rotta e lei uno zaino Seven vivo per miracolo...quindi ci siamo portate da sole lo zaino fino al 19 piano. In realta' ci ha portato un ascensore che ti spara ai mille all'ora e in 10 secondi ti spedisce sulla luna.
Io e la mia amica Bidri avevamo una stanza molto carina da cui vedevamo il lago Michigan e mille altri grattacieli grattacielosi.
Come gia' detto, abbiamo camminato per ore...sempre. Io ero molto emozionata perche' Chicago e' la citta' di "E.R. medici in prima linea"...ho riconosciuto molti dei posti dove girano le scene...e ho sperato fino all'ultimo di veder scendere George Clooney dalla metro.
La mia amica Bidri non guarda E.R. ma mi e' stata molto vicina in questi momenti di delirio.
Ci siamo sparate diversi centri commerciali, ma siamo state molto attente nelle nostre spesucce...forse perche' non c'era nessuno che ci aspettava fuori dai negozi con la limousine e quindi ci saremmo dovute portare in giro tonnellate di borse piene di shopping selvaggio.
Io e la mia amica Bidri abbiamo fatto il lungo lago circa mille volte...abbiamo fotografato i grattacieli a tutte le ore e con tutte le luci possibili. In alcuni momenti mi sono sentita un po' oppressa da questi edificioni...ma lo stupore e la meraviglia hanno subito preso il sopravvento.
Io e la mia amica Bidri abbiamo visto l'acquario e pur avendo pagato solo 8 $ abbiamo assitito allo spettacolo dei delfini che non era previsto dal nostro ticket...cavoli degli americani che ci hanno fatto accedere al piano di sotto! Poi ci siamo riposate fuori dal planetario dove tutti ci volevano scattare delle foto...gli americani sono molto amicali...si offrono loro per fotografarti e ti dicono in che posa metterti.
La mia amica Bidri e' molto furba e quindi mi ha portato sul grattacielo piu' alto d'America ( Sears Tower) alle 20 di sera...103 piani in 50 secondi...le orecchie mi fischiavano.
Una vista bellissima: tutto illuminato...peccato che io e la mia amica Bidri non avessimo delle macchine fotografiche molto potenti e quindi le foto non renderanno mai giustizia a cio' che abbiamo visto.
Io e la mia amica Bidri siamo salite stravolte sul bus che ci avrebbe portato a casa. C'eravamo fatte una bella postazione per allungare anche i nostri piedini, ma un'americana ha rovinato tutti i nostri piani sedendosi proprio davanti a noi. Non importa.
Io e la mia amica Bidri eravamo talmente stanche che ci siamo abbioccate lo stesso.

lunedì 19 maggio 2008

Prime impressioni.


First of all...

LA BANDIERA
E' presente ovunque.

giovedì 15 maggio 2008

CUAMM


Ho finito il corso CUAMM.
Fatto il mega esamone finale...
Vedremo...Intanto...
Spritz!

lunedì 12 maggio 2008

La vera missione

Sono passata a casa della mia amica H., ma non c'era. H. vive in quello che qui a Biella chiamiamo "Bronx". Il nome dice tutto.
Sono scesa dalla macchina e ho subito visto A. che ha partorito qualche mese fa; A. ha sedici anni, la conosco bene perchè veniva, ogni tanto, in oratorio.
E' seduta sui gradini e sta allattando...e fumando una sigaretta addosso alla povera bambina che tiene in braccio.
La saluto, mi fa vedere la sua piccola e io le dico che non dovrebbe fumare. " Che me ne futte Beatrì, mica sono più incinta".
"Sì, ma stai allattando".
Mi guarda come se le avessi detto che la terra è quadrata, scrolla le spalle e si mette a parlare con la sua amica.
Suono il campanello della mia amica e mi risponde il marito. Sono quasi il modello di famiglia musulmana, con alcune differenze che starà a voi notare. Lei è laureata, il marito analfabeta, il marito la picchia, vorrebbe divorziare ma non c'ha i soldi, hanno una bambina di 4 anni che parla benissimo l'italiano. Lei si fa un culo così lavorando per una cooperativa, lui è a casa da 8 mesi e non fa una mazza. Lei ha smesso di portare il velo perchè non trovava lavoro, lui le dice che è una puttana perchè va in giro col capo scoperto. Quando vado a cena da lei, il marito se ne sta in sala; non mangia con noi...ma almeno H. si può sfogare e raccontarmi tutto quello che combina.
Loro non mandano i soldi guadagnati in Algeria perchè vivono con 400 euro al mese e bastano appena a coprire le spese. H. mi dice sempre che è l'unica immigrata che si deve far mandare i soldi dalla famiglia di origine. Sì, perchè da quello che ho capito, lei nel suo paese era benestante. Poi i suoi genitori le hanno combinato questo matrimonio e ora si vede costretta a fare questa vita di merda. E l'altra sera mi ha detto: "Secondo me mia mamma continua a mandarmi i soldi perchè si sente in colpa per avermi fatto sposare un cretino come questo". E siamo scoppiate a ridere perchè lo scemo in questione era dietro di me, ma non capendo una mazza di italiano non si era nemmeno accorto che fosse riferito a lui.
Mi apre la porta e salgo per le scale: qualcuno sta ascoltando Gigi d'Alessio ad un volume improponibile.
So che H. non è in casa ma io devo solo lasciare una borsa di vestiti per la piccolina. Gli spiego tutto ma vedo che lui mi guarda con la sua solita faccia ebete.
Per fortuna vedo spuntare Y., la bambina. Mi saluta saltandomi in braccio, vuole che la porti a prendere un gelato...ma oggi non ho tempo.
Le chiedo di spiegare al papà cosa sono venuta a fare. Lei si gira e: "alall ehahah ellael alleal"...non capisco un accidente ma so che lei ha riferito tutto alla perfezione.
Li saluto e vado. Mentre scendo le scale penso che staserà dovrò chiamare H. perchè poi parto per l'America e lei mi cercherà per invitarmi a cena e io avrò il cellulare staccato e lei si preoccuperà.
E poi penso che un po' mi vergognerò di dirle che me ne vado due settimane in vacanza...
A volte l'Africa è dietro l'angolo.

domenica 11 maggio 2008

Le cose belle della vita.



Una ragazza che ha partorito con me mi ha regalato 12 trattamenti shiatsu.

Ascoltare Giovanni Allevi durante il trattamento è qualcosa che non ha eguali.

Auguri mamma!


giovedì 8 maggio 2008

ministra


ecco la nostra nuova ministra alle pari opportunità.
i maschietti ne saranno felici.
io rimango allibita e mi rifiuto di usare le maiuscole al posto giusto, non credo siano necessarie.

mercoledì 7 maggio 2008

Salmo 125

Chi semina nel pianto, raccoglie nella gioia

lunedì 5 maggio 2008

"Dritti al cu.....ore"

Ho appena letto che domenica sera Gino Strada sarà da Fazio per promuovere i progetti di Emergency, in particolare per l'ospedale cardiochirurgico a Khartoum.
Mi siano permesse alcune riflessioni.
Emergency cura con molto attenzione la propria immagine...tutti conosciamo le forti prese di posizione del suo fondatore.
In particolare, le campagne di raccolta fondi sono sempre molto forti ed essenziali: è difficile resistere "alla tentazione" di una donazione attraverso sms o altro.
L'idea stessa del progetto è provocatoria: costruire un centro di eccellenza nel bel mezzo dell'Africa, smobilitando ingenti risorse umane ed economiche.
Il Sudan sta uscendo da una guerra civile che conta 2 milioni di morti, 4 milioni di sfollati interni e 380 mila rifugiati; possiede una delle più grandi riserve di oro nero, la speranza di vita è di 55 anni, la mortalità neonatale è di 150 su mille nati vivi, la mortalità materna è di 1700 ogni 100.000 nati vivi.
Quindi, la prima domanda da porsi sarebbe: quali sono le esigenze sanitarie del Sudan? Quali devono essere soddisfatte subito e quali, forzatamente, rimandate o accantonate?
In un paese dove milioni di bambini all'anno muoiono per diarrea, che senso ha costruire un centro di eccellenza?
L'alta teconologia ha bisogno di grande risorse economiche per sopravvivere: sono necessarie risorse che non bastano mai...E' difficile pensare che i primi beneficiari della cardiochirurgia saranno i più poveri; i più abbienti sono anche i più informati e i più istruiti...senza contare che le terapie post intervento (e che durano tutta la vita) hanno dei costi insostenibili per chi vive con meno di 1 $ al giorno... per non parlare della manutenzione dei vari macchinari.
Inoltre non è chiaro come sia l'accesso dei pazienti: chi è stato in un ospedale africano sa bene che a fatica si diagnosticano le più comuni malattie...vorrei capire come un medico che lavora in un dispensario sperduto nel bel mezzo del Sudan, possa scoprire gravi malformazioni cardiache.
SOSTENIBILITA': ovvero, se Emergency dovesse per qualsiasi motivo abbandonare il Sudan, cosa ne sarebbe di quell'ospedale? Lo stato del Sudan potrebbe sostenerlo?
Assolutamente no.
Per quanti anni si potrà contare sull'appoggio di donatori disposti a mantenere un progetto enorme come questo?
E infine la domanda secondo me più importante: il buon Gino avrà chiesto al ministro della Salute sudanese cosa ne pensasse di questo ospedale d'avanguardia?
E se il Ministro avesse risposto: " No grazie, ma se voleste darci una mano costruendo, allo stesso prezzo, 20 ospedali sul territorio nazionale?"
Mah...

5 Maggio.


Ogni 5 maggio, dalla terza elementare, mi viene in mente la poesia
che ho imparato a scuola...
Ripetiamo tutti insieme:


Ei fu. Siccome immobile,
dato il mortal sospiro,
stette la spoglia immemore
orba di tanto spiro,

così percossa, attonita
la terra al nunzio sta,
muta pensando all'ultima
ora dell'uom fatale;
né sa quando una simile

orma di pie' mortale
la sua cruenta polvere
a calpestar verrà.
Lui folgorante in solio
vide il mio genio e tacque;

quando, con vece assidua,
cadde, risorse e giacque,
di mille voci al sònito
mista la sua non ha:
vergin di servo encomio

e di codardo oltraggio,
sorge or commosso al sùbito
sparir di tanto raggio;
e scioglie all'urna un cantico
che forse non morrà.

Dall'Alpi alle Piramidi,
dal Manzanarre al Reno,
di quel securo il fulmine
tenea dietro al baleno;
scoppiò da Scilla al Tanai,

dall'uno all'altro mar.
Fu vera gloria? Ai posteri
l'ardua sentenza: nui
chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui

del creator suo spirito
più vasta orma stampar.
La procellosa e trepida
gioia d'un gran disegno,
l'ansia d'un cor che indocile

serve, pensando al regno;
e il giunge, e tiene un premio
ch'era follia sperar;
tutto ei provò: la gloria
maggior dopo il periglio,

la fuga e la vittoria,
la reggia e il tristo esiglio;
due volte nella polvere,
due volte sull'altar.
Ei si nomò: due secoli,

l'un contro l'altro armato,
sommessi a lui si volsero,
come aspettando il fato;
ei fe' silenzio, ed arbitro
s'assise in mezzo a lor.

E sparve, e i dì nell'ozio
chiuse in sì breve sponda,
segno d'immensa invidia
e di pietà profonda,
d'inestinguibil odio

e d'indomato amor.
Come sul capo al naufrago
l'onda s'avvolve e pesa,
l'onda su cui del misero,
alta pur dianzi e tesa,

scorrea la vista a scernere
prode remote invan;
tal su quell'alma il cumulo
delle memorie scese.
Oh quante volte ai posteri

narrar se stesso imprese,
e sull'eterne pagine
cadde la stanca man!
Oh quante volte, al tacito
morir d'un giorno inerte,

chinati i rai fulminei,
le braccia al sen conserte,
stette, e dei dì che furono
l'assalse il sovvenir!
E ripensò le mobili

tende, e i percossi valli,
e il lampo de' manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio
e il celere ubbidir.

Ahi! forse a tanto strazio
cadde lo spirto anelo,
e disperò; ma valida
venne una man dal cielo,
e in più spirabil aere

pietosa il trasportò;
e l'avviò, pei floridi
sentier della speranza,
ai campi eterni, al premio
che i desideri avanza,

dov'è silenzio e tenebre
la gloria che passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;

ché più superba altezza
al disonor del Gòlgota
giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
sperdi ogni ria parola:

il Dio che atterra e suscita,
che affanna e che consola,
sulla deserta coltrice
accanto a lui posò.

domenica 4 maggio 2008

Sentirsi inutili.

"Pregherai anche tu per me?"

"Sì, pregherò anch'io"

Assunzione del Signore.


"Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo"


(Mt 28,18-20)

Casa mia


Finalmente posso stare con le finestre aperte...




...e la mia casetta mi sembra ancora più bella...

Speriamo che ci pensi...

Ong: lettere a Berlusconi su cooperazione e servizio civile


In prossimità della nomina del nuovo Governo, varie associazioni hanno scritto al futuro presidente, Silvio Berlusconi, su diversi argomenti. L'Associazione delle Ong Italiane chiede la nomina di un/una Vice Ministro/a con delega alla cooperazione internazionale. "Essendo certo di esprimere la posizione delle oltre 160 Ong aderenti alla Associazione Ong Italiane reputo di rilevante importanza la nomina all'interno della compagine governativa di un/una Vice Ministro/a con delega alla cooperazione internazionale" - scrive Sergio Marelli, presidente dell'Associazione sottolineando che "l'azione di un/a Vice Ministro/a all'interno del nuovo Governo non possa che rafforzare la credibilità e l'incidenza dell'Italia nelle differenti e numerose articolazioni della comunità internazionale". Marelli ricorda inoltre come "l'interruzione anticipata della scorsa legislatura ancora una volta non abbia consentito il completamento dell'iter di riforma della legge vigente di cooperazione internazionale (legge 49/87)". Per questo - sottolinea Marelli - "dotare il nostro Paese di una nuova legge su tale materia è un'esigenza avanzata da tutte le Organizzazioni Non Governative e di società civile italiane e condivisa dalla grande maggioranza delle forze politiche di entrambi gli schieramenti". In seguito alla riduzione del bando del 2008 da oltre 39mila a poco più di 32mila volontari del Servizio Civile, la Confederazione nazionale delle Misericordie ha scritto a Berlusconi auspicando "un intervento atto ad assicurare il più ampio sostegno al Servizio Civile". La lettera, a firma del Presidente delle Misericordie, Gabriele Brunini contiene inoltre un'altra importante sollecitazione inerente la collocazione che l'Unsc (Ufficio Nazionale Servizio Civile) avrà nei nuovi assetti del Governo, necessariamente diversa rispetto al recente passato in virtù della riduzione complessiva dei dicasteri e chiede perciò che l'Ufficio Nazionale possa trovare una più adeguata collocazione sotto la Presidenza del Consiglio dei Ministri. La lettera fa seguito all'incontro del 29 aprile, con il direttore UNSC, Diego Cipriani e con il vice direttore Paolo Molinari in occasione della presentazione del nuovo responsabile nazionale del Servizio Civile confederale, Maria Pia Bertolucci. Durante il colloquio, a cui hanno partecipato anche Emanuele Gambini e Mauro Paoli per la struttura confederale, sono state sottolineate la preoccupazione per le notizie apprese e la determinazione a compiere ogni sforzo affinché al Servizio Civile siano garantite stabili e adeguate risorse in un quadro Istituzionale che possa recepire la trasversalità e la centralità propria del Servizio Civile. [GB]

sabato 3 maggio 2008


"E ogni cicatrice è un autografo di Dio..."

Giorni twighici.

(foto di Marco)

Se tutto va bene tornerai a casa mia tra un anno.

Se tutto va benissimo potremmo vederci da qualche parte in Africa, prima che passi un anno.

Rimando i saluti ufficiali a martedì.

ILY

E' iniziato il count down!


Allora, tra 14 giorni sarò dalla mia amica Bidri a Saint Louis!!!

Inizio ad ambientarmi postando la bandiera!





smettere di lamentarsi

che l'unico pericolo che senti veramente

è quello di non riuscire più a sentire niente.


(Fango, Jovanotti)