venerdì 16 gennaio 2009

Ai nostri amici congolesi di Goma e del Nord Kivu

Carissime sorelle e fratelli,
da molti giorni seguiamo con apprensione e sofferenza la situazione drammatica che sconvolge la vostra esistenza, causata ancora una volta dalle crudeltà di una guerra. Sappiamo che la realtà è ben peggiore delle immagini che ci arrivano.Vi scriviamo semplicemente per dirvi che vi siamo tanto, tanto vicini. Già dal simposio internazionale per la pace (SIPA) del 2001 a Butembo abbiamo condiviso con voi le fatiche, le delusioni, ma anche le grandi speranze di tutta la società congolese, nel cammino che ha portato fino alle elezioni. Siamo stati presenti come "osservatori internazionali" proprio in quella circostanza nel 2006. Ricordiamo con quanto entusiasmo e dignità avete partecipato al voto, perché per voi significava non soltanto dare inizio alla vita democratica, ma soprattutto abbracciare una pace uscita dalle urne per troncare definitivamente con la guerra. Le grandi ricchezze del vostro territorio, invece che migliorare le condizioni di vita per tutti diventano una maledizione per voi, perché troppi sono interessati a sfruttare i vostri minerali preziosi, le vostre foreste, anche a costo delle vostre vite. Le responsabilità di quanto vi succede vanno oltre le frontiere del vostro Paese e anche noi, come voi, non abbiamo altra possibilità che fare pressione sulla Comunità internazionale, in particolare il Governo italiano, l'Unione Europea e l'ONU, perché sia fermata la guerra, si facciano rispettare gli accordi sottoscritti dalle parti e venga impedito l'uso delle armi, così che ognuno di voi possa tornare presto nella sua casa.Sappiamo che non solo siete delusi e sfiniti, ma anche indignati, perché non è possibile che ricadano sistematicamente su di voi carichi inumani di sofferenza, perché la Comunità internazionale non ha il coraggio di affrontare le responsabilità e di dare risposte efficaci. Abbiamo accolto il "grido di disperazione e di denuncia" dei vostri Vescovi (Cenco).
Ci uniamo alla denuncia dei crimini commessi contro cittadini innocenti. Un vero dramma umanitario che avviene sotto gli occhi di tutti. Ci stiamo adoperando per questo, conoscendo anche noi, come voi, la fatica e i fallimenti di tanti tentativi. Ma non vogliamo scoraggiarci, anzi, desideriamo intensificare i rapporti di amicizia e condivisione con voi, cercando di fare un'informazione costante, oltre l'emergenza; attivandoci con le associazioni e le organizzazioni della società civile italiana per sensibilizzare e coinvolgere nella solidarietà.
In questi giorni è partita un'iniziativa di preghiera e digiuno a catena, ciascuno secondo le proprie convinzioni; sono numerose le persone che aderiscono. La vostra sofferenza arriva in profondità nel nostro quotidiano e interroga la nostra coscienza, perché siano sempre le persone e non gli interessi a decidere le nostre scelte e le nostre relazioni. Solo così fiorirà la pace per tutti.
Infine anche noi abbiamo da rivolgervi una preghiera. Sappiamo che la guerra, con tutte le sue crudeltà, porta ferite troppo dolorose nel cuore delle persone e a volte porta a una tale esasperazione da rompere i rapporti e anche odiare chi non è dei nostri. È un atteggiamento che con l'aiuto di Dio e la saggezza degli antenati vogliamo superare. Questo non calpesta le esigenze della giustizia: non metteremo mai sullo stesso piano assassini e vittime. Ma quando guardiamo le persone, nessuna ci può essere indifferente, o guardata con odio. Gesù in croce dice: "Padre, perdona loro, non sanno quello che fanno".
Ricordiamo ancora con commozione come al SIPA di Butembo, e alla Conferenza per la pace di Goma nel gennaio scorso, la speranza di una prospettiva di pace sia stata accolta con gioia da parte di tutta la popolazione, con l'impegno di disarmare i cuori, di consegnare le armi, di riconoscersi fratelli e sorelle nello Stato di diritto (R. D. Congo) nato dalle urne. Tutte le popolazioni dei vostri territori hanno conosciuto le conseguenze della guerra. Non è aggiungendo altra sofferenza alle persone che si ottiene giustizia o riparazione dei danni subiti. Nei momenti più difficili, tutti abbiamo bisogno di tirar fuori ancor di più umanità. Vi preghiamo di aiutarci a scongiurare l'odio che conduce inevitabilmente a una spirale senza fine e senza domani. Vi siamo riconoscenti.
Beati i costruttori di pace, Chiama l’Africa, Gruppo pace per il Congo

1 commento:

Anonimo ha detto...

Mitica Amò! Jamboooo