La seconda fissazione di cui vorrei narrare è il cibo.
Li avremo visti mille volte in TV…bimbi magrissimi ma col pancione gonfio… in una parola sola: denutrizione.
A tutti si stringe il cuore nel vederli al tg.
Ecco, ora vorrei che immaginaste cosa si prova nel tenerli in braccio, nel guardarli negli occhi, nello stargli vicino, nel chiamarli per nome...insomma: renderli reali.
Capire che esistono davvero. Sentire nella mente quella frase che tua madre ti ha reputato mille volte quando, da piccola, non volevi mangiare il minestrone: “Lo sai che ci sono dei bambini che muoiono di fame?”.
Sì, lo so.
Ora lo so per davvero.
Che devo dire?
Q uando torni in Italia, per almeno un mese, ti senti una merda ogni volta che ti siedi a tavola. Perché non puoi fare a meno di pensare a Juma, per esempio. 8 anni 8 chili…che poi dopo un mese decidi di telefonare per sapere come sta e la suora ti dice che è morto due giorni dopo che sei partita.
Da quel giorno sono passati 9 anni.
Ieri stavo gustando il mio meraviglioso gelato novarese GROM, quando sono entrati nella gelateria una mamma e un bimbo che avrà avuto 10 anni. Ha chiesto un cono da 2 euro al cioccolato. Sono usciti e il gagno malefico ha dato una leccata al gelatone e ha guardato la mamma dicendo:” Ma fa schifo! È amaro” e la madre: “Cosa ti devo dire? Buttalo!”
E così ha fatto.
Io ho pensato a Juma, lo giuro.
Da quel giorno di nove anni fa penso a lui tutte le volte che vedo del cibo avanzato e buttato; tutte le volte che sento dire che se io avanzo e butto qualcosa a loro non cambia nulla, perché tanto non è che gli possiamo mandare ciò che sto ficcando nella monnezza.
È una questione di giustizia, di morale e di un sacco di altre cose per cui non riesco a trovare le parole giuste.
Ma se mi date della talebana, vi faccio incontrare il vostro Juma e poi ne riparliamo.