lunedì 2 novembre 2009

Il mio amico Ken

La prima volta che ho visto Ken è stato 5 anni fa.

Erano circa le sei di sera; la mia giornata al dispensario delle suore era appena finita e stavo leggendo sui gradini della missione, aspettando di andare a cena.

Dopo i saluti di rito, mi ha chiesto cosa stessi leggendo.

"Ora come glielo spiego chi è Harry Potter?" mi domandai mentre cercavo nella mia mente qualcosa di vagamente paragonabile alla realtà africana.

Gli dissi che non sapevo spiegarglielo e lui allora mi prese il libro dalle mani per leggere il titolo.

"Ah, Harry Potter! Il mago bambino che a voi bianchi piace tanto... Ho letto sul giornale che l'autrice del libro è divenata più ricca della regina d'Inghilterra...ma è vero?"

Oddio, sapeva chi fosse Harry Potter! L'avrei eletto seduta stante Presidente del Kenya!

Elisa, la mia migliore amica (che odia H.P.), ci guardava incredula mentre iniziavamo una discussione filosofica sul maghetto, gli stregoni africani e i miliardi della Rowling.

Nelle settimane successive, l'avrei visto innamorarsi di Elisa...e lei di lui...tanto da lasciare tutto per andare a vivere nel favoloso e sperduto villaggio di Macalder.

Ricordo le nostre prime chiacchierate; le mie preoccupazioni per Elisa... le sue rassicurazioni, la sua intelligenza e le sue attenzioni per noi bianche.

Poi per 5 anni solo degli spassossimi sms in swahilinglese e quache saluto al telefono, in attesa di parlare con Elisa.

Non vedevo Ken da un sacco di tempo.

Elisa, prima di partire, ci ha chiesto di pensare ad un corso di educazione sessuale per le ragazzine della scuola di cui Ken è vice-preside ed insegnate.

Non avevo mai visto Ken al lavoro, nè tanto meno la "sua" scuola...che è uguale a tutte le altre: vecchia, scassata e senza nulla dentro.

Il primo giorno del corso mi veniva da piangere nel pensando a dove lavorava: la sua intelligenza e bravura mi sembravano sprecate, in un posto come quello.

Ken ci aveva chiesto di insegnare alle ragazze qualche gioco, durante le ore libere.

Abbiamo deciso di iniziare con il semplicissimo "Bandierina", chiedendo a lui di tradurre le regole in Luo, il dialetto delle ragazze.

45 minuti di spiegazione sotto il sole cocente. Io ero allucinata dalla evidente difficoltà delle ragazze nel capire quello che per me era il gioco più facile dell'universo.

Ken deve aver percepito il mio sgomento e mi ha semplicemente detto: " Bea, loro non sono abituate. Anche il gioco è una cosa che si impara, se hai chi te lo insegna".

Qaunte cose diamo per scontate solo perchè le abbiamo sempre avute!

E poi ancora una volta la mia meraviglia nel vedere le ragazzine correre come matte a piedi scalzi, su una terra rossa e pietrosa; dover dir loro, di stare in riga, di non trusciare e che l'arbitro ha sempre ragione...

E' vero che siamo tutti uguali se ci vengono date le stesse opportunità.

Tornando a casa, Ken mi ha semplicemente detto: "Credo che tu oggi abbia capito perchè il mio posto è qui. Lo faccio per loro. Ne hanno il diritto".

Ken è un amico molto importante per me.

Ma non solo. E' la persona che mi ha fatto capire che l'Africa ce la farà...pole pole...piano piano, ma ce la farà.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

credo che sia veramente possibile. uomini e donne di buona volontà che insieme si impegnano verso obiettivi comuni faticando e impegnandosi li potranno raggiungere.uniti possiamo lasciare il mondo migliore di come l'abbiamo trovato

Anonimo ha detto...

Che meraviglia, mi hai commossa... Kristy