giovedì 18 novembre 2010

Puntuale come un orologio svizzero, è comparso il primo panettone sullo scaffale dell’Esselunga.

Oggi è il 20 ottobre 2010…grazie a Dio c’è chi mi ricorda che tra più di due mesi sarà Natale.

Passo alla corsia 2 ed ecco luci e addobbi di tutti i tipi. Ci sono anche le statuine del Presepe: chissà come si trovano Maria e Giuseppe tra il Babbo Natale appeso alla scala (ebbene sì, nemmeno quest’anno siamo riusciti ad evitarlo) e le palline per l’alberello color fucsia.

E pensare che io dovrei essere felice nel vedere questa esaltazione del Natale.

Io inizio a sentire il clima natalizio a partire dal 3 novembre.

Il primo segno che sta per arrivare Natale è quando cammini per la strada e fa freddo e allora ti esce il “fumo” dalla bocca; il secondo è che vuoi fare merenda col the e i biscotti…o con la cioccolata calda; il terzo è che in TV inizia lo Zecchino d’Oro; il quarto è che mia mamma prepara il centrotavola con le 4 candele rosse dell’Avvento; il quinto e ultimo segno è che mi sento felice nel cuore.

“E Maria serbava tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”

Questa è la prima frase che mi viene in mente pensando ai Vangeli di Natale. Quante volte mi sono immaginata il parto di Maria.

Il dolore, la fatica, la stanchezza e la soddisfazione: eccolo lì il suo Bambino.

Maria, come tutte le mamme del mondo, dopo aver partorito riposa e guarda il suo Piccolo. I pastori e i Magi vengono a vedere questo piccoletto così speciale: Maria sa, ma da vera mamma si emoziona per le grandi cose che vengono dette al figlio.

E pensare che io vedo questa scena tutti i giorni: una donna che partorisce, che si riposa, che guarda fiera il suo bambino e ascolta orgogliosa i vari “Ooooh, ma è bellissimo!”.

“Non c’era posto per loro nell’albergo”.

E qui le cose diventano meno poetiche. Non dimentichiamoci che Gesù nasce da straniero: Maria e Giuseppe sono in viaggio per il censimento. Bussano a diverse porte mentre lei ha le doglie, ma nessuno apre. Non c’è posto per loro. Chissa se era vero. O se le porte non si sono aperte perché la gente li ha visti stranieri. Un po’ come facciamo noi, quando qualcuno che non conosciamo bussa e ci chiede qualcosa. Cazzarola, Gesù vuole nascere a casa mia e io non apro.

E quindi? Cosa fare per questo Natale che sta per arrivare?

Proviamo anche noi ad immaginare il Bambino come se fosse nostro…e a parlargli col cuore, con le cose belle che vorremmo dirgli e che spesso teniamo chiuse dentro perché troppo impegnati a fare altro.

E poi ricordiamoci che non abbiamo bisogno di niente. Siamo pieni di tutto. Quindi non andiamo a cercare Gesù nella corsia 2…se 2000 anni fa non ha trovato posto nelle case degli uomini, perché mai oggi dovrebbe essere felice di stare in un supermercato?

1 commento:

Anonimo ha detto...

colpiti e affonadati da parole vere, nude e semplici. donare un luogo accogliente e preparare il nostro cuore ad accogliere lo straniero che bussa alla nostra porta è il dono più bello che si possa fare a noi stessi e a chi ci sta accanto. buona preparazione.
Martina