giovedì 5 giugno 2008

Filosofia della parolaccia.

Stasera sono stata a cena da H., la mia amica algerina di cui ho già parlato.
Si preannunciava una serata pesante perchè mi ha chiamato qualche giorno fa dicendomi che aveva assolutamente bisogno di vedermi.
Invece è stata una serata allegra e spensierata.
Non so come mai, ma dopo 4 anni di conoscenza non mi ero ancora fatta insegnare nessuna parolaccia in arabo.
Lei ne conosce molte in italiano e spesso mi ha chiesto il significato di alcune di esse.
Allora le ho detto che dovevamo fare uno scambio equo e solidale: toccava a lei a dirne una in arabo.
E così mi ha spiegato che se le scappa una parolaccia, la dice in francese perchè le spiace dirla in arabo. Si vergogna a dirla in arabo...le sembra di fare un torto alla sua cultura.
Niente da fare, arrossiva anche con me quando insistevo perchè ne dicesse una...solo una.
Solo a metà della cena mi sono ricordata che stavamo facendo questi discorsi auilici alla presenza della piccola Y. Era seduta accanto a me, con la faccia (giustamente) annoiata. Ci ha guardato e ci ha detto:" Io me ne vado di là perchè sono una femmina e sono una Winx. Voi invece siete dei Gormiti e non potete stare con me".
Ecco, alla fine anche "Gormito" può diventare una parolaccia!

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