mercoledì 23 giugno 2010

Ci sono delle persone con cui si percorre un tratto di strada e che per quanto sia stato breve, lasciano un segno.

Per quanto mi riguarda, Gianluca ha due meriti…anzi, due piccoli-grandi segni lasciati sul mio cammino.

Il primo è di avermi fatto conoscere Rino Gaetano e la sua musica.

In casa famiglia a Iringa (Tanzania) c’era uno scassatissimo mangiacassette e due sole cassette: Fiorella Mannoia e Rino Gaetano. La prima già la conoscevo…del secondo sapevo l’esistenza ma l’avevo sempre immaginato come qualcosa di terribilmente inascoltabile.

Insomma, ho rotto le palle per un mese perché non esisteva nemmeno una cassetta di Jovanotti!

Si ascoltava Rino e io lo subivo passivamente…come si fa col fumo. Poi una volta a casa ho scaricato le canzoni che ascoltavamo e ne ho cercate di nuove.

Rino Gaetano è un mito. Ora lo devo ammettere; ma per non darla del tutto vinta a Gianluca vorrei dire che Rino è una sorta di Jovanotti dell’antichità J

L’altro segno, a dire il vero il più importante, è stato quello di avermi fatto entrare nell’Africa quotidiana, nell’Africa degli africani.

Iringa è stata la mia prima Africa laica, la prima non dalle suore. Benedette siano le mie suorine che negli anni precedenti mi hanno accolto e fatto scoprire una parte di questo mondo…ma io ero stufa di vedere l’Africa da dentro la missione, dal dispensario, dalla chiesa e dalle visite al villaggio ma solo dove si poteva andare.

Volevo stare con loro, capirli nella vita di tutti i giorni, vedere cosa facessero in tutti quei posti che per le suorine erano troppo poco…come dire…da suorine!

È bastato un chai con latte nel mercato di Iringa…quel the super zuccherato in tazza di plastica che non voglio sapere come l’hanno lavata, seduti su una panca alquanto instabile, serviti con larghi sorrisi perché eravamo lì…nel loro piccolo bar nel bel mezzo del mercato. Quel the è stato come una sorta di pozione Polisucco di Harry Potter…da quel momento sono diventata nera (o quasi ) esattamente come loro. Per la prima volta ho percepito la sensazione di essere come loro, finalmente. Quella è stata la prima volta che non ero una “mzungu”, una bianca. Per la prima volta ho riso e scherzato con loro senza sentirmi addosso quell’insopportabile sensazione di essere considerata migliore perché bianca. Dopo il the ci sono state le numerose frittelle dal contenuto sconosciuto comprate per strada e avvolte in fantastici fogli di giornali, l’ananas fresca al bordo della strada (al Dottor Ara verrebbe un infarto), gli spiedini di carne arrosto durante gli spostamenti in macchina e perfino le uova sode.

Al contrario di quanti possano immaginare, il mio fegato è rimasto uguale…ma è il mio cuore ad essersi allargato!

2 commenti:

Folletto del Vento ha detto...

Bella "lotta": hai più fegato oppure hai pèù cuore?
Io la risposta penso di averla....

Lo sai che Rino Gaetano era veramente considerato il Jovanotti di fine anni '70?
Era il nostro idolo, noi che volevamo essere "contro" e che venivamo additati solo perchè ascoltavamo a palla le sue canzoni (non c'erano gli ipod ...ma megamangianastri che ci portavamo in spalla come cassette di birra ....)
Mi sarebbe piaciuto vivere la sua evoluzione per vedere dove ci avrebbe portato; la partenza di Lorenzo, al contrario, non mi aveva entusiasmato, adesso lo adoro.
Ti lascio un frase di Rino, rimasta nella "sua" storia che fa capire quanto fosse lungimirante ...
"C'è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale!"

Anonimo ha detto...

ogni volta che vi leggo penso sempre che ci possano essere buone possibilità di miglioramento!
martina