giovedì 11 settembre 2008

La politica del terrore.



Sono passati sette anni.
Io era appena tornata dalla mia prima volta in Africa.
Per la prima volta nella mia vita avevo preso un aereo...senza alcuna paura.
L'11 settembre del 2001 stavo facendo tirocinio in Medicina
quando sono passata davanti ad una tv accesa nel salottino riservato ai pazienti.
Sono rimasta senza parole.
Ho pianto.
E al casino che avevo in testa per il rientro dall'Africa,
si è aggiunto una profonda tristezza e una forte paura.
Tanta paura.
Che mi è rimasta impressa a livello mentale, da qualche parte.
Ora quando prendo l'aereo mi guardo intorno , scruto le facce degli altri passeggeri per capire se potrebbero esserci persone "strane". Osservo i visi, i gesti e le espressioni di chi sale con me sull'aereo; vorrei sapere tutto degli altri per avere la certezza che nessuno si alzerà in piedi con una bomba sotto la camicia; vorrei che tutti mi dicessero che stanno tornando in famiglia o facendo una vacanza. Insomma, vorrei essere tranquilla che tutti abbiano la mia stessa voglia che il volo inizi e finisca bene.
Quando ero più piccola, ogni volta che passava un aereo, mia nonna Teresa guardava per aria e diceva: "Ci bombardano".
A me veniva da sorridere.
Residui psicologici di una guerra vissuta da bambina.
Oggi se sento passare un aereo, alzo gli occhi e penso: "Speriamo che non si infili in qualche edificio".
E non mi viene più da sorridere.
Mi viene paura.
Una paura che non so definire.
Una paura di non sentirmi al sicuro da nessuna parte.
Una paura di non poter avere tutto sotto controllo.
Paura di provare una paura che non voglio e
che invece mi si è impressa dentro da quel giorno di sette anni fa.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Penso che nessuno, tra chi quel giorno l'ha vissuto, possa non pensarci ogni volta che prende l'aereo. Io ero a casa Tua, con la Leo e quando ci ha telefonato M., in tele sembrava ci fosse un film di fantascienza. Le abbiamo viste cadere, e non riuscivamo a crederci lo stesso...